Recensione

Conosco Anna da un po’ di tempo, sapete: storie di destini che si intrecciano misteriosamente. Arabeschi di creature scese dalle stelle come polvere, persone che nella loro diversità preziosa si danno la mano, in un tratto più o meno lungo del cammino, e con questo gesto caldo e sincero sconfiggono la solitudine e la tristezza che essa porta con sé. Solitudine, soprattutto, io credo, come persuasione, cruda e scura, dell’impossibilità a essere compresi e accettati.
Uomini e donne che insomma si sostengono, nell’imprevedibile percorso e avventura del nostro vivere.
Così, nel privilegio grande di questo dono ricevuto di conoscerla, chi scrive ha visto e registrato – nel cuore, prima ancora che negli occhi -, i progressi da gigante che Anna ha compiuto nell’arte pittorica e negli altri suoi lavori espressivi.
So e vi dico che l’arte di Anna ha radici salde, nella sua vocazione inconfondibile: radici che scendono giù, nel terreno familiare, direi in una tradizione genetica portata a dipingere l’esistenza per poterla restituire alla verità.
Provo ammirazione e stupore, lo confesso, per questa giovane donna che ci dona emozioni artigianali e mai banali. Emozioni irradiate dalla sua autenticità d’artista, emozioni che non hanno bisogno se non della nostra purezza, nell’intarsio del sentimento che Anna ci offre a piene mani, per essere accolte e accendersi, dentro la nostra quotidianità. Colorandola di luce. Abbagliandola di colori. Rendendocela migliore di come era, “prima” di Anna.
Provo tenerezza e dolcezza, per quel suo inconfondibile coraggio, che mi sembra veramente sbalorditivo, in una sua indomabilità selvaggia che profuma di steppa sterminata e che vibra di antichi segreti carpiti a Madre Natura. Forse il segreto di Anna è nel sangue rovente, nobile di una nobiltà vermiglia e profondamente umana, non blu di artificio e ritualità; forse è quel sangue incandescente che le scorre dentro le vene, a condurre Anna a mettere a nudo la propria anima e indole e senza compromessi, né mezze misure. Taciturne e ripiegate sulle sottrazioni di sorrisi e slanci.
Provo stima e considerazione per Anna, che si accetta e però si sfida costantemente, mai doma e mai quieta. E lo fa sempre nell’umiltà mirabile del suo lavorare costantemente sulla qualità e maturità della propria tecnica artistica, quindi non accontentandosi di bastarsi, negli esiti pur lusinghieri e riconosciuti nelle lodi dei maestri.
Sì, Anna Haifullina è un’artista inquieta e generosa, che non sa e non può fare altro che mettersi sempre alla prova. Travalicando d’un balzo felino, l’istintiva modestia di un talento che mi appare incoercibile e indisciplinato la sua parte, per assecondare infine una vocazione inesorabile a raffigurare il mondo come il mondo non potrebbe rifiutare di esserlo. Nel suo stesso stupore Creatore.
Alberi svettanti e campi di girasoli come altrettanti cantaglorie rivolte all’Assoluto chiedendo soprattutto più Amore, oppure alberi stracolmi di frutti fecondi che però attendono i nostri desideri per sentirsi vivi; ponti di legno divino a perdersi dentro orizzonti infiniti da raggiungere ma stando bene attenti a non inciampare definitivamente; farfalle dalle ali aperte su erbe incendiarie che sprizzano un rosso ustorio e tu non sai se temere oppure se sperare di essere in quelle ali, quando si bruceranno di speranza di non farcela o di disperazione di riuscirci; tramonti di soli africani imprigionati nelle nostalgie canaglie di gioventù afferrate troppo tardi; e poi chiese e castelli, velieri e fenicotteri rosa, templi e antiche rovine come vestigia di un passato da non disperdere, eremi e nuraghi, torri d’avvistamento e scogli che svettano in mezzo a un mare che sale verso il cielo o si accinge a diventarlo, nel turbinoso racconto di un raccolto che ci salva.
Anna Haifullina mi ricorda un mio vecchio insegnante di italiano del liceo, con cui avevo un burrascoso rapporto di amore-odio e che, nel giorno della maturità e dell’addio, mi guardo fisso e finalmente mi disse: “Caro Gianluca, quel che ti viene rimproverato coltivalo: perché sei tu”.

Gianluca Versace
Giornalista televisivo e scrittore
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